
Allarme West Nile in Italia - (ilrichiamodellaforesta.it)
Cresce la preoccupazione per l’aumento dei contagi da West Nile con diversi casi confermati e nuove misure di prevenzione attivate
Un uomo di 91 anni, residente a Ghilarza, è deceduto presso l’Ospedale San Martino di Oristano a seguito di un’infezione da virus della Febbre del Nilo occidentale. Si tratta della prima vittima accertata di questa malattia infettiva nell’Isola nel corso della stagione estiva, che ha visto un aumento dei casi nella provincia oristanese, attualmente con 17 contagi confermati.
L’anziano era stato ricoverato a inizio agosto dopo aver manifestato febbre alta, sintomo che aveva portato alla diagnosi di infezione da virus West Nile. Inizialmente dimesso, il paziente era stato nuovamente ricoverato al San Martino per il peggioramento delle condizioni cliniche, fino al decesso avvenuto nella notte tra giovedì e venerdì. Le autorità sanitarie stanno ancora indagando per stabilire se la causa del decesso sia direttamente imputabile alla malattia o se sia stata aggravata dalle patologie pregresse di cui soffriva il paziente.
Casi in aumento
La Febbre del Nilo occidentale, causata dal virus West Nile appartenente alla famiglia dei Flaviviridae, è una zoonosi trasmessa principalmente dalla puntura di zanzare del genere Culex. Gli uccelli selvatici sono il serbatoio naturale del virus, che le zanzare infettano pungendoli e poi trasmettono all’uomo e ad altri mammiferi, inclusi cavalli e animali domestici. La trasmissione diretta tra persone è estremamente rara e limitata a casi particolari come trapianti di organi, trasfusioni di sangue o trasmissione verticale da madre a figlio.

Il periodo di incubazione varia da 2 a 14 giorni, fino a 21 giorni nei soggetti immunocompromessi. Circa l’80% delle persone infette rimane asintomatico o con sintomi lievi, mentre il 20% sviluppa una sindrome simil-influenzale con febbre, cefalea, nausea, vomito, e rash cutaneo. Meno dell’1% dei casi evolve in forme neuroinvasive gravi, come encefalite o meningite, con sintomi neurologici quali confusione, convulsioni e paralisi. La mortalità in questi casi si aggira intorno al 10-17%, in particolare tra anziani e pazienti con comorbidità.
Secondo i dati aggiornati, l’Italia ha registrato una crescita significativa dei casi negli ultimi anni: nel 2024 si sono contati 455 casi confermati con 21 decessi, mentre l’estate 2025 ha visto un incremento dei casi e dei decessi, con la Sardegna tra le regioni più colpite.
Non esiste un vaccino specifico disponibile per la popolazione generale. La prevenzione si basa pertanto su strategie di riduzione del rischio di puntura, quali:
- Utilizzo di repellenti cutanei e abbigliamento protettivo, soprattutto all’alba e al tramonto
- Installazione di zanzariere su porte e finestre
- Eliminazione di ristagni idrici dove le zanzare possono riprodursi: svuotare contenitori, cambiare frequentemente l’acqua in ciotole per animali, mantenere in posizione verticale piscine gonfiabili inutilizzate
- Controlli entomologici e disinfestazioni nelle aree a rischio
In caso di insorgenza di sintomi sospetti, soprattutto in soggetti anziani o con fattori di rischio, è fondamentale rivolgersi tempestivamente a strutture sanitarie per eseguire test diagnostici specifici, quali analisi sierologiche (ricerca di anticorpi IgM) o test molecolari (PCR).
La diagnosi si basa sull’identificazione degli anticorpi specifici contro il virus nel sangue o nel liquido cerebrospinale. Gli anticorpi IgM possono persistere a lungo, quindi la positività può indicare infezione recente o passata. Test negativi nei primi giorni dall’insorgere dei sintomi richiedono ripetizioni per confermare o escludere l’infezione.
Non esiste una terapia antivirale specifica per la Febbre del Nilo occidentale. Il trattamento è sintomatico e di supporto: nei casi lievi, la malattia si risolve spontaneamente. Nei pazienti con complicanze neurologiche è necessario il ricovero ospedaliero con somministrazione di fluidi endovenosi, supporto respiratorio e monitoraggio neurologico.