
Sul treno della Fianarantsoa-Côte Est: viaggio lento tra storia e vita malgascia
Un viaggio a bordo del treno più lento del mondo si trasforma in un’esperienza senza tempo lungo la storica ferrovia Fianarantsoa-Côte Est (FCE), un collegamento vitale tra gli altopiani centrali del Madagascar e la costa orientale dell’isola, fino al porto di Manakara sull’Oceano Indiano. Questo percorso di 163 chilometri, inaugurato nel 1936 e tuttora gestito dalla Compagnie du chemin de fer Fianarantsoa-Côte Est, è un capolavoro di ingegneria coloniale ancora oggi animato dalla tenacia dei suoi lavoratori e dalla comunità locale.
La stazione di Fianarantsoa: un inizio tra passato e presente
La stazione di partenza a Fianarantsoa appare come un edificio fuori dal tempo, con un’architettura che mescola influenze orientali e alpine: un tetto spiovente che ricorda una pagoda cinese e camini in stile tirolese. Un contrasto netto con l’area circostante, dove vecchi edifici coloniali si reggono a stento sotto l’usura degli anni. All’ingresso, l’atmosfera è vivace: un grande orologio scandisce i minuti, netturbini puliscono il marciapiede e facchini si affrettano con carrelli carichi di bagagli, galline legate e oche starnazzanti.
Il salone della biglietteria è un caos organizzato, con centinaia di persone che si accalcano agli sportelli. La folla è un segnale positivo, conferma che la corsa settimanale del treno non è stata cancellata, un evento non scontato considerando le frequenti interruzioni dovute alle condizioni atmosferiche e alla fragilità dell’infrastruttura. I biglietti costano circa 30 euro in prima classe, meno della metà in seconda, e gli orari di arrivo sono così variabili da risultare illeggibili, testimoniando l’imprevedibilità del viaggio.
Un’opera storica di grande valore e sfida ingegneristica
La ferrovia Fianarantsoa-Côte Est fu realizzata a partire dal 1926 durante il periodo coloniale francese, con l’obiettivo di collegare gli altipiani centrali all’Oceano Indiano. Il tracciato affronta un dislivello di 1.200 metri in un territorio impervio ricoperto da foresta tropicale, con 48 gallerie e 67 ponti costruiti per superare burroni e pareti rocciose. Migliaia di lavoratori indigeni, immigrati asiatici e detenuti furono impegnati nei lavori, spesso in condizioni drammatiche.
Il materiale rotabile originario proveniva dalle ferrovie europee e per decenni ha trasportato spezie, riso, caffè e migliaia di piccoli agricoltori bisognosi di un trasporto economico. Negli ultimi trent’anni, la ferrovia ha subito interruzioni frequenti a causa di smottamenti provocati da piogge torrenziali e cicloni sulla costa orientale del Madagascar. Tuttavia, la linea continua ad essere mantenuta attiva grazie all’impegno della compagnia ferroviaria e al sostegno delle comunità locali che vivono lungo le diciassette stazioni del percorso.
L’esperienza del viaggio: lentezza, autenticità e vita quotidiana
Salire sul convoglio significa immergersi in una realtà sospesa nel tempo. La locomotiva a gasolio sbuffa fumo grigio e il vecchio telaio sembra sforzarsi a ripartire. I passeggeri europei, in abbigliamento leggero, si contrappongono agli abitanti locali vestiti con felpe, sciarpe e berretti, un chiaro segno dell’altitudine e del clima variabile. Il capotreno, affiancato da poliziotti armati, rassicura i turisti sulla sicurezza, spiegando che la presenza delle forze dell’ordine serve a prevenire furti e possibili assalti.
La seconda classe è estremamente affollata, con famiglie e merci stipate come pezzi di un puzzle umano. Chi non trova posto nelle carrozze si aggrappa ai predellini, esposto al freddo e agli elementi. Lungo il percorso, il treno si ferma spesso, talvolta per cause misteriose, e i passeggeri approfittano di queste pause per sgranchirsi le gambe o acquistare cibo e bevande offerte da venditori ambulanti. Il treno attraversa paesaggi mozzafiato: foreste lussureggianti, torrenti, burroni e viadotti sospesi nel vuoto.
Durante una lunga sosta nei sobborghi di Fianarantsoa, i viaggiatori si mostrano pazienti: tra loro, una donna dal cappello di paglia consuma con gusto un pasto improvvisato, mentre altri si dissetano con la “bottiglia marrognola”, una bevanda tradizionale a base di acqua bollita e crosta di riso. Tutto intorno, la vita scorre lenta, scandita dal ritmo del treno e dalla natura circostante.
L’ultimo tratto e la fine del viaggio
Dopo oltre 17 ore di viaggio, il convoglio arriva a Sahasinaka, l’ultima fermata praticabile. Un militare a bordo informa che la ferrovia non può proseguire oltre a causa di un deragliamento recente che ha reso inagibile l’ultimo tratto. I turisti, stanchi e infreddoliti, scendono e si avviano verso la strada più vicina, a quindici chilometri dalla stazione, mentre il capotreno saluta con un “Veloma!” carico di orgoglio per aver portato a termine la missione.
La ferrovia Fianarantsoa-Côte Est resta un simbolo di resilienza e di connessione per le comunità malgasce, un viaggio che va oltre il semplice spostamento, offrendo uno scorcio autentico di cultura, storia e paesaggi straordinari del Madagascar.
L’intera esperienza, seppur estenuante, rimane un’occasione unica per immergersi nella vita quotidiana di un’isola che resiste e si racconta attraverso i suoi treni e i suoi abitanti.