
Pensione, chi rischia di non ricevere l'assegno di settembre - Ilrichiamodellaforesta.it
Chi non riceverà l’assegno della pensione a settembre: allarme tra i pensionati, cosa sta accadendo e cosa controllare subito.
Un’ondata di preoccupazione sta investendo migliaia di pensionati italiani a pochi giorni dall’inizio di settembre, a causa di una comunicazione inattesa proveniente dall’INPS.
Numerosi titolari di pensione, in particolare i beneficiari di assegno sociale, rischiano infatti di non ricevere alcun accredito il primo settembre, con un impatto diretto sulla loro capacità di sostentamento mensile.
Pensioni sospese a settembre: il motivo e l’allarme tra i pensionati
Come segnalato da numerosi utenti, tra cui un nostro lettore, è arrivata una lettera ufficiale dall’INPS che annuncia la sospensione dell’erogazione della pensione a partire dal 1° settembre 2025. La motivazione principale è la mancata presentazione della documentazione reddituale relativa all’anno 2021, un requisito essenziale per confermare il diritto al pagamento della prestazione assistenziale. “Mia madre ha ricevuto una comunicazione che sospende il suo assegno sociale, senza preavviso e nonostante abbia sempre inviato i redditi tramite patronato,” ci racconta il lettore.
Purtroppo, anche se esistono procedure per sanare la situazione, i tempi tecnici e le chiusure estive degli uffici CAF rendono impossibile risolvere il problema prima del mese di settembre. Di conseguenza, molti pensionati si troveranno senza il consueto accredito, un problema che coinvolge migliaia di persone con situazioni analoghe. L’INPS ha specificato che non si tratta di un semplice avviso, ma di una sospensione già deliberata a fronte della mancata comunicazione dei redditi 2021. L’ente ricorda inoltre che era stata inviata una comunicazione precedente, a cui però non è seguito alcun aggiornamento da parte dei pensionati interessati.
La sospensione riguarda non solo i titolari di assegno sociale, ma anche chi percepisce pensioni con integrazione al trattamento minimo, maggiorazione sociale o pensioni di reversibilità, ovvero tutte le prestazioni collegate alla verifica reddituale. L’istituto ha sottolineato che l’assenza di documentazione significa il blocco dell’erogazione della pensione fino alla regolarizzazione della posizione. Per evitare la revoca definitiva della prestazione, l’INPS indica la possibilità di presentare entro 120 giorni dalla comunicazione una domanda di ricostituzione reddituale ai sensi dell’articolo 35, comma 10-bis, del DL 207/2008.

Questa procedura consente di ripristinare il pagamento della pensione una volta che la documentazione sarà regolarmente acquisita e valutata. La domanda può essere inoltrata in diversi modi:
- Online, tramite l’area riservata del sito ufficiale INPS, utilizzando SPID, CIE o CNS per l’accesso;
- Recandosi presso un patronato che assiste gratuitamente i pensionati;
- Affidandosi a un professionista abilitato.
Chi sceglie di procedere in autonomia deve accedere alla sezione “Domanda Pensione, Ricostituzione” e selezionare l’opzione “Variazione di pensione” dal menù, scegliendo poi la voce relativa alla ricostituzione reddituale per sospensione. Tuttavia, è fondamentale comprendere che questa procedura non garantisce il riaccredito della pensione già nel mese di settembre, in quanto l’INPS necessita di tempo per l’istruttoria e l’approvazione della domanda. La problematica, inoltre, viene aggravata dal periodo estivo, durante il quale molti CAF e patronati sono chiusi per ferie, rallentando ulteriormente l’iter di regolarizzazione.
Il blocco dell’erogazione pensionistica a settembre rappresenta un serio problema per chi vive con l’assegno sociale o con pensioni di importo ridotto, spesso l’unica fonte di reddito per anziani e persone in condizioni di fragilità economica. L’INPS invita tutti i pensionati a monitorare con attenzione la propria area riservata sul sito ufficiale, verificando la presenza di eventuali avvisi di sospensione per non trovarsi impreparati.
È inoltre consigliabile rivolgersi tempestivamente a patronati o professionisti per avviare le pratiche di ricostituzione e mettere in regola la propria posizione reddituale, evitando così conseguenze più gravi come la revoca definitiva della prestazione. In questo contesto, la trasparenza e la tempestività nella comunicazione tra istituto e pensionati diventano strumenti fondamentali per scongiurare disagi e difficoltà economiche in un momento delicato per migliaia di anziani italiani.