
Quando spetta la pensione di reversibilità al 100%?(ilrichiamodellaoresta.it)
La pensione di reversibilità rappresenta un importante strumento di tutela economica versi i familiari di un lavoratore deceduto.
Tuttavia, le regole che ne disciplinano l’accesso e il calcolo prevedono che, nella maggior parte dei casi, venga corrisposta solo una quota della pensione originaria, variabile in base a specifiche condizioni familiari e reddituali.
La pensione di reversibilità spetta ai superstiti in misura percentuale rispetto all’importo che il defunto percepiva o avrebbe percepito. Il coniuge superstite, in assenza di altri familiari, riceve generalmente il 60% della pensione del dante causa. Tale quota può aumentare in presenza di figli minorenni, studenti o inabili a carico. Infatti, se nel nucleo familiare superstite sono presenti:
- il coniuge e un figlio, la quota sale all’80%;
- il coniuge e due o più figli, si arriva al 100%.
In questi casi, la pensione viene erogata senza alcuna decurtazione, anche se il reddito personale del beneficiario supera le soglie previste per le riduzioni.
Inoltre, la pensione al 100% può spettare anche ai figli in assenza del coniuge superstite, purché siano minorenni, studenti fino a 21 anni (o 26 se universitari) o inabili e a carico del defunto. La quota in questo caso è pari al 70% per un figlio, 80% per due figli e il 100% per tre o più figli, con la pensione suddivisa tra loro.
Limiti reddituali e riduzioni dell’importo
La normativa attuale prevede specifici limiti di reddito, oltre i quali l’importo della pensione di reversibilità subisce riduzioni. Per il 2025, i limiti aggiornati sono:
- reddito fino a 23.532,60 euro (3 volte il trattamento minimo): nessuna riduzione;
- reddito tra 23.532,60 e 31.376,80 euro (tra 3 e 4 volte il minimo): riduzione del 25%;
- reddito tra 31.376,80 e 39.220,00 euro (tra 4 e 5 volte il minimo): riduzione del 40%;
- reddito oltre 39.220,00 euro (oltre 5 volte il minimo): riduzione del 50%.
Queste decurtazioni si applicano solo quando il beneficiario non è parte di un nucleo familiare con figli minori, studenti o inabili. Nel caso contrario, infatti, i limiti di reddito non incidono sull’importo della pensione, garantendo il diritto alla quota piena.

Oltre al coniuge e ai figli, la pensione può essere riconosciuta anche a genitori e fratelli o sorelle in particolari condizioni. Per i fratelli e le sorelle, la prestazione è prevista solo se:
- non esistono coniuge, figli o genitori aventi diritto;
- sono celibi o nubili;
- sono inabili al lavoro;
- sono a carico del defunto e non percepiscono altra pensione.
Le aliquote variano in funzione del numero dei fratelli o sorelle superstiti: si parte dal 15% per uno solo fino al 100% per sette o più fratelli o sorelle, con la somma da suddividere tra i beneficiari. Va sottolineato che queste situazioni sono piuttosto rare e l’importo spettante a ciascun soggetto è generalmente contenuto.
Requisiti per la domanda e decorrenza
Il diritto alla pensione di reversibilità nasce dal primo giorno del mese successivo alla data del decesso del pensionato o assicurato. La domanda va presentata all’INPS tramite il portale online, tramite contact center o con l’assistenza di enti di patronato.
Per poter accedere alla pensione indiretta, che spetta ai superstiti di un lavoratore deceduto non ancora pensionato, è necessario che il defunto avesse maturato almeno 15 anni di contribuzione, oppure 5 anni di anzianità contributiva di cui almeno 3 negli ultimi 5 anni precedenti la morte.
I superstiti devono risultare a carico del defunto, ovvero non avere un’autosufficienza economica e vivere abitualmente con lui al momento del decesso. La pensione è riconosciuta anche al coniuge separato o divorziato, purché titolare di assegno divorzile e non sia convolato a nuove nozze.