
Smartphone e acqua (Depositphotos foto) - www.ilrichiamodellaforesta.it
L’estate è sinonimo di relax e vacanze, ma anche di piccoli incidenti che possono compromettere il funzionamento del proprio smartphone.
Tra i più temuti c’è sicuramente il contatto accidentale con l’acqua: un attimo di distrazione al mare o in piscina può trasformare il dispositivo in un potenziale “galleggiante” destinato a smettere di funzionare. Anche se molti smartphone moderni vantano certificazioni di impermeabilità o resistenza all’acqua, la realtà è più complessa e dipende da molteplici fattori come la profondità, il tipo di liquido, la durata dell’immersione e la pressione applicata.
Il primo errore da evitare è continuare a usare il telefono normalmente o, peggio, metterlo subito sotto carica. Questi comportamenti possono causare cortocircuiti e danni irreparabili al dispositivo. La prima cosa da fare, appena si recupera lo smartphone dall’acqua, è spegnere il dispositivo senza indugiare, anche se sembra funzionare correttamente. Non agitare il telefono, non premere tasti inutilmente e, se il modello lo consente, rimuovi la cover protettiva e la batteria.
Successivamente, è fondamentale asciugare con delicatezza l’esterno dello smartphone utilizzando un panno in microfibra o della carta assorbente, evitando strofinamenti energici che potrebbero spingere l’acqua all’interno. È tassativamente sconsigliato utilizzare fonti di calore diretto come il phon, poiché il calore intenso può danneggiare ulteriormente i componenti interni.
Come trattare smartphone bagnati da acqua salata o clorata
Se il telefono è caduto in acqua salata o in piscina, il rischio di corrosione è elevato a causa dei sali e del cloro contenuti nell’acqua. In questi casi, è consigliato risciacquare delicatamente il dispositivo con acqua distillata, per eliminare i residui corrosivi, sempre senza riaccenderlo o applicare calore.
Dopo aver asciugato il più possibile l’esterno, il passo successivo è mettere lo smartphone in un contenitore ermetico insieme a un materiale che assorba l’umidità. La soluzione ideale sono le bustine assorbi-umidità, quelle piccole confezioni con palline di gel di silice che si trovano spesso nelle scatole di scarpe o nei packaging di elettronica. In mancanza, si può utilizzare un sacchetto di riso crudo, un rimedio casalingo che aiuta ad assorbire l’umidità residua.

Il dispositivo dovrà restare immerso in questo ambiente asciugante per almeno 48 ore. Solo trascorso questo tempo si potrà tentare di riaccenderlo. Se il telefono non dà segni di vita o ne presenta un funzionamento anomalo, è consigliabile rivolgersi a un centro assistenza specializzato per una valutazione professionale e un eventuale intervento di riparazione.
Perché nessun smartphone è davvero impermeabile
Nonostante la diffusione di smartphone con certificazioni IP67 o IP68, che indicano una certa resistenza a immersioni temporanee in acqua, nessun modello può essere considerato completamente invincibile. La protezione varia infatti in base alla profondità, alla durata dell’immersione, al tipo di liquido e alla pressione esercitata. È importante dunque mantenere sempre una certa cautela e non sottovalutare i rischi.
Il mito del Nokia 3310 come telefono “indistruttibile” resta ancora un simbolo, ma nella realtà moderna i componenti elettronici sono molto più delicati e sensibili all’acqua. Agire tempestivamente e correttamente in caso di caduta in acqua può fare la differenza tra un danno irreparabile e la possibilità di recuperare il proprio dispositivo.