
L’inchiesta e i dati sul livello di microplastiche nelle acque Nestlé(www.ilrichiamodellaforesta.it)
Nuovo allarme riguardante la contaminazione da microplastiche nelle acque minerali imbottigliate, in particolare su alcuni marchi.
Secondo i dati raccolti dall’Ufficio francese per la biodiversità (OFB), le falde acquifere da cui Nestlé attinge per queste acque sarebbero state compromesse da discariche abusive contenenti oltre 400.000 metri cubi di rifiuti plastici, con conseguente inquinamento delle sorgenti.
L’indagine pubblicata da Mediapart ha svelato concentrazioni di microplastiche nell’acqua imbottigliata esorbitanti rispetto ai livelli presenti nell’ambiente naturale. In particolare, l’acqua Hépar è risultata contenere una quantità di microplastiche 328.000 volte superiore a quella riscontrata nella Senna, mentre l’acqua Contrex ha mostrato una contaminazione ancora più grave, pari a 1,3 milioni di volte superiore. Questi dati rappresentano un campanello d’allarme per la sicurezza e la qualità delle acque minerali di marchi noti e diffusi.
Nestlé Waters ha prontamente respinto le accuse, dichiarando in una nota ufficiale che le acque in bottiglia dei marchi Contrex e Hépar “sono perfettamente sicure e possono essere consumate in totale sicurezza”. L’azienda ha inoltre contestato la validità delle analisi condotte, sottolineando che il laboratorio incaricato dall’OFB non sarebbe accreditato per l’analisi delle microplastiche, mettendo così in dubbio la metodologia e l’attendibilità dei risultati.
Il contesto legale e ambientale: il processo per discariche abusive
Nonostante le smentite, Nestlé Waters si trova attualmente al centro di un procedimento giudiziario in Francia per la gestione illegale di rifiuti e la presenza di quattro discariche abusive di bottiglie di plastica localizzate a Contrexéville, They-sous-Montfort, Saint-Ouen-Les-Parey e Crainvilliers. Il volume complessivo di materiale stoccato illegalmente è di circa 473.700 metri cubi, una quantità che equivale a 126 piscine olimpioniche. Il processo è previsto per la fine di novembre a Nancy, nella regione della Francia orientale, e potrebbe avere ripercussioni significative sul futuro delle operazioni di Nestlé nel settore delle acque minerali.
Questo caso si aggiunge al recente scandalo che ha coinvolto la multinazionale svizzera, già finita sotto accusa per pratiche illecite legate al trattamento dell’acqua minerale Perrier. L’accumulo di controversie ambientali e legali sta mettendo in discussione la reputazione del gigante alimentare, che da decenni è tra i principali produttori mondiali di acque minerali.

Fondata nel 1866 e con sede a Vevey in Svizzera, Nestlé è la più grande multinazionale alimentare al mondo, con un fatturato che nel 2018 ha superato i 91 miliardi di franchi svizzeri e oltre 323.000 dipendenti. Tra i suoi numerosi marchi di acqua minerale figurano anche Levissima, Perrier e S. Pellegrino. Tuttavia, negli ultimi anni la società ha affrontato crescenti critiche e controversie legate alla sostenibilità, alla gestione dei rifiuti e all’impatto ambientale delle sue attività.
La presenza di microplastiche nelle acque minerali è un problema globale che riguarda l’intero settore, ma il caso specifico di Nestlé in Francia assume particolare rilievo per la dimensione delle discariche abusive e per la concentrazione anomala di particelle di plastica riscontrata nelle bottiglie. La questione apre un dibattito importante sulla responsabilità delle grandi aziende nell’inquinamento delle risorse naturali e sulla necessità di un controllo più rigoroso delle filiere produttive.
La sfida della sicurezza alimentare: microplastiche e salute pubblica
Le microplastiche sono particelle di plastica di dimensioni inferiori ai 5 millimetri, che possono derivare dalla degradazione di rifiuti plastici più grandi e rappresentano una minaccia crescente per l’ambiente e la salute umana. La loro presenza nelle acque destinate al consumo potabile solleva interrogativi sulla sicurezza alimentare e sulla qualità dei prodotti commercializzati.
Studi scientifici recenti indicano che l’ingestione di microplastiche può avere effetti negativi sull’organismo umano, inclusi potenziali danni infiammatori e tossicità. Sebbene non esista ancora una normativa uniforme a livello globale per la regolamentazione dei livelli di microplastiche nelle acque minerali, l’attenzione mediatica e istituzionale verso questo fenomeno è in crescita, spingendo le aziende a investire maggiormente in processi di controllo e filtrazione.