
Aumentano gli stipendi di tutta Italia - ilrichiamodellaforesta.it
Al via uno storico aumento per le buste paga di migliaia di contribuenti italiani, che potranno tirare un sospiro di sollievo.
In un’Italia che rincorre la stabilità economica, qualcosa finalmente si muove, gli stipendi, fermi sotto il peso dell’inflazione e del caro vita, iniziano a respirare. Giusto un po’, quel tanto che basta per riaccendere le speranze per una nuova svolta economica che segni l’inizio di un periodo più prospero.
Inevitabilmente queste novità portano i lavoratori a sollevare nuove domande, riguardi chi guadagnerà di più e su chi resterà ancora indietro. La risposta, come spesso accade, non è univoca, gli stipendi crescono, ma non ovunque allo stesso ritmo, alcuni contribuenti godranno prima di altri degli aumenti.
Nuovi aumenti, ma ancora non basta
È un mercato del lavoro ancora troppo frammentato, in cui il rinnovo dei contratti è una lotteria, ma l’Istat lancia un segnale chiaro. Nel primo semestre del 2025 sono stati rinnovati 10 contratti nazionali collettivi del lavoro, con un aumento medio del 3,5% sulla retribuzione oraria.

I tempi di attesa si accorciano, scendendo da oltre due anni a poco più di 24 mesi per il rinnovo dei contratti, un progresso importante. Oggi oltre 5,7 milioni di lavoratori sono ancora in attesa di un rinnovo, il sentiero è tracciato, ma il traguardo resta lontano.
Anche se non ancora sufficiente a colmare le perdite accumulate negli anni passati, si tratta di un trend positivo che fa sperare per il futuro. Come dimostrato dal contratto per l’Area funzioni centrali, un aumento medio lordo mensile di 558 euro per 13 mensilità e arretrati fino a 10.000 euro.
Una cifra che fa gola a molti, ma che sottolinea anche quanto sia ancora profonda la distanza economica tra le diverse categorie professionali. Nel dettaglio, i dati dell’Istat mostrano comunque un andamento tendenziale positivo in molte professioni, più 2,7% nella retribuzione oraria rispetto a giugno 2024.
L’aumento più marcato è quello dei ministeri, col 6,9%, seguito da Difesa, Forze dell’ordine ed energia elettrica, che mostrano incrementi quasi uguali. Sul fondo della classifica, invece, si piazzano le farmacie private e le telecomunicazioni, con aumenti pari a zero, rimanendo così due mercati ancora ignorati.
Il settore privato ha registrato un 2,6% in più, ma il divario tra comparti è evidente, si passa dal 5,7% dell’agricoltura al 1,3% del metalmeccanico. È una corsa a ostacoli, piena di disuguaglianze e ancora troppo lenta per garantire un reale recupero del potere d’acquisto, ma la strada è segnata.