Antartide, l’inverno record a -70 gradi: “Tagliati fuori dal mondo per mesi”
Nell’oscurità profonda della lunga notte antartica, a oltre 16.000 chilometri a sud dell’Italia, tredici scienziati e tecnici vivono la loro esperienza unica nella base italo-francese Concordia, dove le temperature raggiungono i -70 gradi Celsius. Questa realtà estrema, fatta di isolamento, lavoro scientifico e convivenza forzata, si trasforma in un laboratorio vivente di resistenza fisica e mentale, ma anche di emozioni umane intense.
Simona Grimaldi, 51 anni, capo spedizione e atleta di triathlon, racconta la durezza di queste condizioni: «Possiamo uscire un’ora o due solo se il vento non è troppo forte. I vestiti scricchiolano per il freddo mentre camminiamo, ma dobbiamo rientrare subito per riscaldarci, altrimenti rischiamo di perdere naso e dita». A queste temperature estreme, ogni mezzo di trasporto è inutilizzabile e la base è completamente isolata da febbraio a novembre, senza possibilità di contatti diretti con il mondo esterno.
Concordia si trova sul plateau antartico, a 3.200 metri di altitudine, con un’aria rarefatta e priva di forme di vita animale. L’unica presenza vegetale è rappresentata da una piccola serra dove cresce “insalatina” illuminata artificialmente per simulare il ciclo giorno-notte. Matteo, l’astrofisico della squadra responsabile della coltivazione, ha sviluppato una vera passione per l’orticoltura, un piccolo conforto in un ambiente altrimenti inospitale.
Durante l’inverno antartico, la base riduce la sua capacità a tredici persone, rispetto alle 65 che la popolano in estate, e si concentra sulla manutenzione e l’ammodernamento delle strutture. Grimaldi spiega: «Approfittiamo dello scarso affollamento per trasformare alcune sezioni della base in un vero e proprio cantiere, garantendo la funzionalità degli osservatori astronomici e degli strumenti per il monitoraggio climatico».
Il lavoro scientifico prosegue incessantemente anche nelle condizioni più avverse. Il Ministero per l’Università e la Ricerca (MUR) ha recentemente stanziato 23 milioni di euro per il Programma nazionale di ricerche antartiche, che coinvolge enti come ENEA, CNR e OGS. Tra i progetti più rilevanti, il CNR monitorerà le sostanze inquinanti intrappolate nei cristalli di ghiaccio antartici, mentre l’OGS coordinerà diverse missioni a bordo della nave rompighiaccio Laura Bassi, l’unica nave italiana in grado di operare ai poli.
La Laura Bassi, recentemente sottoposta a un importante ammodernamento grazie a un finanziamento di 4 milioni di euro dal MUR, partirà per la prossima missione a ottobre, con rientro previsto a Trieste nell’aprile 2026. Queste spedizioni sono fondamentali per studiare il clima, la geologia e l’astrofisica in un contesto unico al mondo.
Nonostante l’ambiente estremo, la vita sociale nella base Concordia è intensa e complessa. «Passiamo mesi isolati, lontani da tutto e da tutti. Ogni piccolo conflitto quotidiano, come una tazza lasciata sporca o un vestito fuori posto, può diventare motivo di tensione», racconta Grimaldi. Il suo ruolo di capo spedizione è anche quello di mediatore, per garantire un clima di convivenza il più sereno possibile.
La presenza di una psicologa collegata da remoto aiuta a gestire eventuali crisi, mentre diversi studi scientifici monitorano lo stress dei partecipanti attraverso il rilievo di livelli di cortisolo, l’ormone legato alla tensione. Un dettaglio curioso di questa convivenza è l’accumulo di cariche elettrostatiche dovuto all’aria estremamente secca, che provoca scintille quando ci si tocca.
Non mancano nemmeno gli aspetti affettivi: «In passato sono nate coppie proprio durante l’inverno antartico», confessa la capo spedizione. Ma la distanza dalla famiglia resta un peso emotivo notevole. Simona, separata e madre di un figlio di 19 anni, sottolinea come la serenità dei propri cari sia un sollievo fondamentale. «I collegamenti satellitari ci permettono di restare in contatto costante, ma la lontananza si fa sentire».
Per quanto riguarda l’alimentazione, il cuoco italiano cerca di accontentare anche i colleghi francesi, ma la maggior parte del cibo arriva dalla Nuova Zelanda, con ingredienti insoliti come il canguro, che non appartengono né alla tradizione italiana né francese.
Dal punto di vista naturalistico e psicologico, l’inverno antartico è caratterizzato da un lungo periodo di buio. A maggio è calato l’ultimo tramonto e la prima alba è attesa con impazienza il 9 agosto. «Comincia a vedersi un po’ di luce all’orizzonte e siamo tutti emozionati», racconta Simona, che, da siciliana, sente particolarmente la mancanza del sole.
L’isolamento, la fatica e il gelo si mescolano così a momenti di straordinaria bellezza e riflessione, mentre la base Concordia continua a essere un avamposto prezioso per la scienza e la comprensione del nostro pianeta e dello spazio che lo circonda.