
Allarme contaminazione da ghiaccio in discoteca, l’esperto: “Rischi ignorati, attenzione all’igiene”
Un recente episodio verificatosi al Bilbao di San Polo d’Enza ha riportato all’attenzione pubblica un tema spesso sottovalutato ma di cruciale importanza: la sicurezza del ghiaccio alimentare. Lo scorso sabato, 25 giovani sono stati ricoverati in ospedale con sintomi riconducibili a un’intossicazione alimentare, con le prime indagini che indicano la possibile contaminazione proprio del ghiaccio servito durante la serata. Per approfondire la questione, abbiamo raccolto le parole di Carlo Stucchi, presidente dell’Istituto Nazionale di Ghiaccio Alimentare (Inga), realtà nata circa dieci anni fa proprio per colmare le lacune informative e legislative su questo prodotto.
Intossicazione alimentare e contaminazione del ghiaccio: cosa è successo a San Polo d’Enza
L’episodio al Bilbao di San Polo d’Enza ha coinvolto una platea di circa 1500 persone, con una ventina di casi gravi di malessere intestinale. «Sebbene le analisi ufficiali siano ancora in corso, le ipotesi più plausibili indicano un problema di contaminazione microbiologica, verosimilmente riconducibile a batteri coliformi», spiega Stucchi. Il ghiaccio, conservato a temperature tra -8° e -12°, può mantenere questi microrganismi in uno stato di “dormienza”, che si riattivano una volta che il ghiaccio si scioglie, causando così i sintomi riportati.
Il presidente dell’Inga sottolinea come la contaminazione possa derivare da varie fasi della filiera: «Può trattarsi di attrezzature non pulite all’interno del locale o di personale con scarsa igiene personale. Non si esclude nemmeno un errore dei fornitori durante il trasporto». Solo con il risultato delle analisi sarà possibile identificare con certezza la causa e intervenire in modo mirato.
Produzione e conservazione del ghiaccio: consigli per locali e privati
La questione della produzione del ghiaccio nei locali è dibattuta. Stucchi chiarisce che «il ghiaccio prodotto con macchinari artigianali tende a sciogliersi più velocemente rispetto a quello industriale, il quale ha una durata maggiore e più stabile». Tuttavia, le macchine presenti nei locali non sono in grado di produrre grandi quantità e consumano molta energia, motivo per cui spesso conviene affidarsi a fornitori specializzati, che garantiscono anche maggiore sicurezza grazie a controlli più rigorosi.
Riguardo al riconoscimento del ghiaccio contaminato, Stucchi evidenzia: «Non è possibile individuare a occhio nudo una contaminazione microbiologica. Il cubetto appare normale anche se è veicolo di batteri pericolosi».
Con l’arrivo dell’estate e il frequente utilizzo di ghiaccio fatto in casa, l’esperto raccomanda alcune precauzioni fondamentali: «È cruciale lavare accuratamente le vaschette ogni volta che si producono i cubetti. Inoltre, il ghiaccio domestico dovrebbe essere conservato per un tempo limitato, non oltre un paio di giorni, per evitare che possa contaminarsi entrando in contatto con alimenti crudi come carne o pesce non confezionati».
L’Istituto Nazionale di Ghiaccio Alimentare: un decennio di attività per la sicurezza del ghiaccio
L’Inga è stato fondato dopo che alcune aziende del settore hanno riconosciuto la mancanza di una cultura diffusa e di norme specifiche riguardanti il ghiaccio. «Abbiamo realizzato il primo manuale Haccp in Europa dedicato alla produzione e autoproduzione del ghiaccio alimentare, un documento che il Ministero della Salute ha presentato alla Comunità Europea per sensibilizzare sul tema», racconta Stucchi. L’istituto si occupa di fornire linee guida e supporto sia alle aziende produttrici che agli operatori dei locali, promuovendo una corretta igiene e gestione del prodotto lungo tutta la filiera.
Le principali raccomandazioni per evitare contaminazioni sono: pulizia scrupolosa di macchinari e attrezzi, attenzione durante il packaging e il trasporto per evitare contatti con agenti esterni, e infine una rigorosa igiene personale da parte di chi maneggia il ghiaccio.
Il contesto geografico e ambientale di Bilbao, paese Basco spagnolo
Non va confuso il locale di San Polo d’Enza con la città spagnola di Bilbao, capoluogo della provincia di Biscaglia nei Paesi Baschi, situata a nord della Spagna. Bilbao è una città di circa 347.000 abitanti, nota per il suo clima oceanico umido e per essere un importante centro industriale e porto marittimo. La città è celebre anche per il Museo Guggenheim, simbolo dell’innovazione architettonica che si fonde con il centro storico ricco di tradizioni gastronomiche.
Bilbao gode di temperature miti tutto l’anno, con estati calde ma non eccessive grazie all’influenza dell’Oceano Atlantico. Le precipitazioni sono frequenti soprattutto in autunno e inverno, mentre i mesi estivi risultano più secchi. Il clima temperato e la vivace offerta culturale e culinaria ne fanno una meta turistica apprezzata.
Attenzione al ghiaccio: un prodotto da non sottovalutare
L’episodio del Bilbao di San Polo d’Enza rappresenta un monito per tutti, operatori e consumatori, sull’importanza di una gestione corretta del ghiaccio alimentare. Non solo un semplice elemento di servizio, il ghiaccio può infatti essere un veicolo di contaminazioni se non trattato adeguatamente. L’esperienza dell’Inga e le raccomandazioni di Carlo Stucchi offrono un quadro chiaro e indicazioni pratiche per garantire la sicurezza di questo prodotto, sia nella produzione industriale che nell’uso quotidiano casalingo.